Si ripercorrono di seguito le date più significative della storia del Barbaresco

1799 | A tale data risale la prima citazione scritta che faccia riferimento a Barbaresco ed ai suoi vini.

1870 | E’ l’anno riportato sull’etichetta della più antica bottiglia di Barbaresco in cui il nome del paese è associato al vino per identificarlo.

1894 | Domizio Cavazza, all’epoca direttore delle Regia Scuola Enologica di Alba, acquista il castello di Barbaresco con proprietà nelle zone Pora e Ovello e fonda le Cantine Sociali di Barbaresco: ha così avvio il fondamentale lavoro di miglioramento qualitativo del Barbaresco ad opera di Cavazza. In quell’anno codificò il metodo moderno per la vinificazione del Nebbiolo e lanciò sui mercati nazionali il vino Barbaresco, vinificato secco, accostandolo al già famoso Barolo.

1899 | Grazie al lavoro della Cantina Sociale viene presentato in Parlamento un disegno di legge per la “salvaguardia dei veri vini Barolo e Barbaresco” da frodi e falsificazioni. Si tratta di uno dei primi tentativi di azione legislativa in campo enologico in Italia.

1908 | I produttori di uva e di vino Nebbiolo di Barbaresco costituiscono l’Associazione Sindacale per la produzione e il commercio del genuino Nebbiolo di Barbaresco, sul cui esempio verrà poi istituito negli anni ’30 il primo Consorzio di Tutela di Barolo e Barbaresco.

1912 | Muore Domizio Cavazza. Il rinnovamento da lui messo in atto a Barbaresco, che aveva portato un’attenzione nazionale nei confronti del vino e del paese, viene prima rallentato e poi del tutto spento dall’inizio della Prima Guerra Mondiale.

1922 | A dieci anni dalla morte di Cavazza, chiude la Cantina Sociale di Barbaresco. Si continua a coltivare il Nebbiolo, ma l’autarchia imposta dal fascismo determina la conversione di molti vigneti in seminativi e campi. In questi anni la produzione del vino viene è controllata prevalentemente dai commercianti albesi che comprano le uve a poco prezzo.

1926 | Per la prima volta viene delimitata ufficialmente la zona d’origine del Barbaresco

1933 | Viene ampliata la zona d’origine del Barbaresco, includendo l’intero territorio del Comune di Neive. Nello stesso anno il Barbaresco, insieme al Barolo, è riconosciuto vino tipico di pregio.

1958 | Dopo decenni di incertezze riprende il processo di rinnovamento per la zona del Barbaresco, il cui inizio coincide con la fondazione della Cooperativa dei Produttori del Barbaresco. Creata dall’opera lungimirante del parroco del paese, Don Marengo Fiorino, per proteggere i contadini dalle incertezze del mercato delle uve e per proseguire l’opera di Cavazza, essa riunisce inizialmente diciannove viticoltori (oggi sono 63). Sulle orme della prima Cantina Sociale del 1894, la Produttori si specializza sin dall’inizio nella lavorazione di un solo vitigno, il Nebbiolo.

1961 | La ditta Gaja di Barbaresco decide di vinificare soltanto le proprie uve, rinunciando così a produrre Barolo e facendo del Barbaresco il vino bandiera dell’azienda.

1966 | Con decreto Presidenziale del 23 Aprile il Barbaresco, insieme a Barolo, Brunello di Montalcino e Chianti, ottiene il riconoscimento DOC (denominazione d’origine controllata), volto a tutelare l’originalità dei grandi vini italiani.

1967 | Si inizia la vinificazione e commercializzazione del Barbaresco con la rivendicazione in etichetta del vigneto.

1980 | Con decreto Presidenziale del 3 Ottobre il Barbaresco diventa vino DOCG (Denominazione d’origine controllata e garantita).

1986 | Si inaugura l’Enoteca Regionale del Barbaresco.

1997 | Sotto l’egida del Consorzio di tutela, i quattro Comuni della zona d’origine procedono alla mappatura ufficiale delle sottozone di produzione del vino Barbaresco.

2007 | Il Parlamento italiano introduce per la prima volta in Italia la zonature dei vigneti. Vengono inserite nel disciplinare le Menzioni Geografiche Aggiuntive, che permettono di indicare il singolo vigneto di provenienza in etichetta. Sono così definiti i nomi e i confini di 66 vigne da Barbaresco.