BARBARESCO
Vino a Denominazione d’Origine Controllata e Garantita – D.O.C.G.

Il Barbaresco è vino rosso di particolare prestigio, la cui qualità è stata sancita anche dalla legge italiana: nel 1966 è stato riconosciuto vino a Doc e nel 1980 a Docg. Tali riconoscimenti fanno sì che la produzione del Barbaresco sia sottoposta ad un disciplinare, ovvero un insieme di regole da rispettare per poter usare questo nome prestigioso in etichetta. In questa zona il Nebbiolo dispone di una superficie coltivata di 763,19 ha, dai quali ogni anno si ottiene una produzione media di 4.804.880 bottiglie di Barbaresco.

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Alba (per la sola frazione di San Rocco Seno d’Elvio nel lato destro del torrente), Barbaresco, Neive e Treiso per l’intero territorio comunale. Ci sono poi limiti di altitudine e di esposizione che ne circoscrivono ancora le aree vocate. È vietato impiantarlo a nord, come pure nei fondovalle in terreni pianeggianti o sopra il 550 metri.

Per diventare Barbaresco, le uve di nebbiolo devono avere una resa per ettaro di 80 quintali max con una successiva resa uva/vino del 70%. Cioè al massimo 5600 litri per ettaro, cioè tipo 7466 bottiglie. Se al Barbaresco si vuole aggiungere la Menzione la resa di uva per ettaro scende del 10%.

Il vino deve avere una gradazione di almeno 12,5 % vol.

Non si specifica la dimensione della botte ma solo il tipo di legno, per cui sono ammessi la barrique, il tonneau, la grande botte piemontese, il rovere di Allier come quello di Slavonia. Nell’invecchiamento si parla sempre di minimo per cui è normale che in realtà il vino riposi in cantina più a lungo. Se il Barbaresco è una Riserva allora vuol dire che ha passato 50 mesi in cantina.

In generale la presentazione della nuova annata avviene in primavera (a maggio, nel corso dell’evento Barbaresco a Tavola, cene con degustazione alla cieca della nuova annata di Barbaresco DOCG nei ristoranti della zona di produzione)

Esiste un apposito Consorzio di Tutela e Promozione che rappresenta Barolo, Barbaresco e altre denominazioni di Langa, che vigila che i produttori rispettino le norme e soprattutto si muove per contrastare frodi, imitazioni, falsi e nomi impropri

Nel 1980 il Barbaresco è diventato una DOCG, che garantisce un livello di tutela più alto con ancora maggiori controlli. Nel 2007 infine, sempre il Barbaresco è stato il primo vino italiano a fregiarsi delle Menzioni Geografiche Aggiuntive.

I formati ammessi sono le mezze bottiglie da 0,375, le intere da 0,75, i magnum da 1,5, i doppi magnum da 3 litri e infine i tombolotti da 5 litri.

Esistono pochissime deroghe, concesse per comprovate ragioni storiche, ad alcune cantine fuori zona del Monferrato e del Roero e ad un numero maggiore di cantine del Barolo e di Dogliani, che possono quindi vinificare e/o invecchiare il Barbaresco fuori zona. L’imbottigliamento è invece libero.

E’ ideale con selvaggina, piatti di carne dai sapori intensi, formaggi stagionati. Va servito in ampi calici alla temperatura di circa 18°.

Colore rosso granato con riflessi aranciati; profumo etereo, gradevole ed intenso; sapore asciutto, pieno e delicato, vellutato, giustamente tannico.

Il Barbaresco si può conservare in cantina dagli 8 ai 25 anni, a seconda dall’annata.